Un incanto che si rinnova ogni anno puntuale, la sera del 5 gennaio e nel successivo giorno dell’Epifania, incurante del mutare dei tempi e dei costumi, forte di una tradizione che non è semplice, moderna rievocazione.
La comunità di Casnigo, in Val Gandino, vive da sempre con grande, diretta partecipazione le celebrazioni legate ai “Magi giunti da Oriente” raccontati nel Vangelo di Matteo. Qui Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, nelle affettuose attenzioni della comunità della Val Gandino, divengono parte integrante di una devozione popolare unica ed inimitabile. Per apprezzarne appieno il senso e lo spirito bisogna salire al Santuario della Ss.Trinità all’imbrunire del giorno di vigilia, abbandonando umori e rumori della Valle per godere dei toni ovattati e soffusi che permeano, su quel sagrato che scruta l’infinito, gli ultimi preparativi. I volontari vestiti all’antica, si organizzano, rigorosamente in dialetto, fra animali da cortile, tabarri, vecchie mantelline e le note inconfondibili del baghèt, l’antica cornamusa bergamasca, di cui proprio Casnigo è patria indiscussa.
Verrebbe da evocare la celebre “Itaca” composta dal poeta greco Costantino Kavafis nel 1911, la poesia che sottolinea come il senso di una meta risieda necessariamente nel viaggio. A Casnigo, e soprattutto in quei preparativi, il “viaggio” è fatto di piccole attenzioni, di voci sommesse, di saluti mai banali e personali. Assistervi è un privilegio cui mai i moderni social e il passaparola dei media potranno sopperire.
La festa dei Re Magi di Casnigo rappresenta un unicum in Bergamasca ed in Lombardia ha eguali soltanto a Milano, nella Basilica di S. Eustorgio (dove le reliquie dei magi sono ritornate nel 1904 dopo che il Barbarossa le trafugò nel 1162) e a Premana in Valtellina. Le due giornate di iniziative sono promosse dalla Parrocchia di San Giovanni Battista, grazie all’impegno sinergico dei volontari dell’Oratorio, del Gruppo Peter Pan e dell’Associazione Santo Spirito. Si comincia nel tardo pomeriggio del 5 gennaio con la messa celebrata nel Santuario della Ss.Trinità, noto come la “Sistina della Bergamasca” per il ciclo affrescato dei pittori Baschenis.
Uno scrigno di tesori che è il “luogo del cuore” per la tradizione dei Re Magi: qui infatti è presente un gruppo scultoreo in terracotta che rappresenta la Visitazione dei Magi. Uno dei Re d’Oriente è rappresentato con carnagione di colore ed ampie vesti, al punto che la tradizione locale tramanda una sorta di leggenda intitolata “la Re Magia Nigra” (al femminile) come castigatrice di bimbi non buoni. Nel Santuario, in una teca in legno a forma di croce, sono conservate anche le reliquie dei Magi, con tutta probabilità arrivate in epoca cinquecentesca per opera di Fra Agostino Bonandrini, oppure grazie al capuccino Ignazio Imberti nei primi anni del 1600.
Al termine della messa, quando è ormai buio, i Re Magi compaiono sul sagrato e dopo un breve incipit in stretto dialetto casnighese aprono il corteo verso l’abitato accompagnati da pastori, suonatori di baghèt (antica cornamusa bergamasca), animali, coro popolare e fedeli. La discesa in paese fa tappa al castello di Re Erode, ricreato nella ex chiesa di S.Spirito, e successivamente nel cuore del borgo antico, con la rappresentazione della Natività all’interno della chiesa arcipresbiterale di San Giovanni Battista.
Il 6 gennaio, al termine della messa della mattinata al Santuario della Ss.Trinità, i Magi salutano i bambini casnighesi. Questi ultimi portano dolci, alimenti non deperibili e offerte in busta chiusa da destinare ai meno fortunati. Ricevono in cambio un’arancia o un mandarino, a ricordo della semplice povertà di gesti che segnavano le tradizioni di una volta.
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