Il percorso delle Malghe

Realizzato lungo la strada agro silvo pastorale che collega la conca del monte Farno con i pascoli della Montagnina.
E’ in posizione solatia e intende avvicinare il gitante al mondo rurale delle maghe.

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Parcheggio Monte Farno

1.280 m s.l.m.

Siano al monte Farno a 1.300 metri s.l.m., qui si trova un ampio parcheggio, collocato all’ingresso della conca del monte Farno e punto di partenza del Percorso delle Malghe.
Il Percorso lungo 10.000 metri, si snoda lungo la strada agro silvo pastorale che collega la conca del monte Farno agli alpeggi della Montagnina.


Lungo il tracciato si trovano 5 aree di sosta, collocate in punti panoramici, attrezzate con grandi sedute e con un pannello esplicativo che di volta in volta tratta un argomento legato al mondo rurale.
Si parla delle malghe, della vita del malgaro, delle qualità delle erbe dei pascoli di altura da cui derivano le qualità organolettiche del latte prodotto e dei formaggi freschi e stagionati.


L’occasione è avvicinare il fruitore, che sia il turista ma anche lo stesso nativo, alla realtà che lo circonda, ma di cui spesso ne ignora tradizioni, costumi e usanze, in quanto spesso finisce con l’esserne l’unico depositario l’antico malgaro o l’anziano del paese.

1. Malga Pergallo

Al Km 1,270

1.399 m s.l.m.

La prima sosta si colloca all’ingresso degli ampi pascoli che formano le tre malghe con una superficie complessiva di 424 ettari.

Le malghe, immerse negli alti pascoli, sono strutture dense di valore storico e documentale. I luoghi rivestono particolare interesse naturalistico ed ambientale nell’ambito del territorio montano della valle Gandino e gli alpeggi sono ancora oggi utilizzati nei mesi estivi per il pascolo del bestiame.


La particolarità delle malghe è il forte legame con territorio, esse costituiscono una sorta di presidio che si evidenzia anche nella posizione delle baite.

Tre le malghe visibili da questa sosta.
La prima è la malga del Pergallo (94 ettari), la più piccola e con un’unica baita che fronteggia la grande pozza di abbeverata.
Il secondo alpeggio che prende il nome di malga “Guazza”, è la più grande per estensione, misura infatti 190 ettari e vi si trovano una baita bassa ed una alta.
La terza malga è quella detta “della Montagnina”, con i suoi 140 ettari è seconda per dimensioni. Nell’immagine a fianco si possono vedere le due baite: la bassa, a quota 1.432 m s.l.m. e quella alta, oggi riconvertita nel Rifugio Parafulmine a quota 1.544 m s.l.m..

 

2. Malga della Guazza

Al Km 2,540

1.486 m s.l.m.
Bassa 1.393 m s.l.m.

E’ la seconda sosta che si incontra lungo il percorso.


Qui il tema sono le mucche, più comunemente chiamate “vacche”, che d’estate vengono lasciate pascolare nei prati sia di giorno che di notte e la mungitura avviene al mattino e la sera. E’ questo uno dei gesti antichi che da sempre si ripetono quotidianamente.
Nel passato i contadini, seduti su sgabelli tipici in legno, mungevano il latte nei secchi di lamiera, i “sedèi”. Terminata la mungitura della mandria i malgari si caricavano in spalle il latte con il “bazzul” e lo portavano nel “caserol dul lac'” il casello del formaggio dove veniva lavorato. Nello stesso luogo veniva fatto anche il burro “botér” con la tipica “zangola” e i formaggi con marchi e decorazioni ottenute dagli stampi di legno.


Oggi la modernizzazione ha cambiato molte fasi della mungitura e della lavorazione del latte, ma i principi rimangono gli stessi, immutati, da sempre.

Nell’immaginario collettivo le mucche producono latte continuamente. In realtà le mucche, come tutti i mammiferi producono latte solo dopo aver partorito il vitellino. La durata della gestazione di una mucca è di 280 giorni e dopo la nascita del vitellino inizia la prima lattazione (produzione di latte) necessario a nutrire il piccolo per i successivi 10 mesi.

3. Malga della Montagnina

Al Km 2,940

Malga Bassa 1.438 m s.l.m.

Qui si giunge nella piana della Montagnina, la località è detta Cornéi dove si trova un locale adibito a spogliatoio al servizio della pista di fondo.

Sui pianori posti alla base della Montagnina, detti Pià’lla Montagnina, si possono osservare delle interessanti e profonde doline carsiche che rappresentano vie preferenziali di scorrimento dell’acqua verso le falde idriche sotterranee, e che testimoniano la fondamentale azione del carsismo sui rilievi della Val Gandino.


Uno dei principali lavori del malgaro è la produzione del formaggio.
Il formaggio è un alimento semplice e genuino: gli unici ingredienti sono il latte, il caglio (i fermenti) e il sale.

Con questi ingredienti sono prodotte moltissime varietà di formaggi con diverse caratteristiche sensoriali, diverso aspetto esteriore e diversa consistenza della pasta.
Le qualità organolettiche del formaggio dipendono dalla qualità del latte, in particolare dal contenuto di grassi e proteine, ma anche da numerosi altri fattori tra cui: la qualità della flora microbica, i procedimenti di lavorazione e il grado di stagionatura.

4. Tribulì

Al Km 4,570

1.485 m s.l.m.

Per la quarta sosta il tema è l’acqua e le pozze di abbeverata.


Nei territori carsici come quelli che caratterizzano queste malghe la presenza di acque superficiali è scarsa, pertanto si rendono necessarie delle pozze per abbeverare il bestiame, che spesso si presentano come piccoli stagni. Per capire l’importanza che l’acqua ha per le mucche basta pensare che l’organismo animale è composto dal 55-70% di acqua, e che il contenuto di acqua del latte è mediamente pari all’87,5%.


Alcuni studi hanno stimato un fabbisogno pari a circa 3-4 litri d’acqua per ogni litro di latte prodotto. Avere quindi sempre abbondante acqua pulita a disposizione dei bovini è la strategia più semplice ed economica, per garantire una buona produzione di latte di qualità.

 

La pozza naturalistica

Questo modello di pozza era ed è ancora realizzato con materiali e tecniche tradizionali a scopo prevalentemente naturalistico. Di dimensioni e profondità generalmente limitate, ed è utilizzata anche dagli animali al pascolo.

La pozza serbatoio

La pozza serbatoio è un bacino costruito prevalentemente allo scopo di abbeverare gli animali. Essa alimenta uno o più abbeveratoi collocati a valle attraverso tubazioni interrate. Queste pozze sono sempre protette da recinzioni in legno che impediscono l’accesso del bestiame o l’ingresso accidentale delle persone.

5. Malga della Montagnina Alta

Al Km 4,880

1.536 m s.l.m.

Ultima tappa del percorso, la posizione è tale da permettere una vista a 360° sulle tre malghe. Sulla sommità dell’altura c’era un tempo la baita alta della Montagnina oggi riconvertita nel rifugio Parafulmine.


Lungo il pendio verso la grande conca della Montagnina sono ancora visibili i resti di un antico recinto (stazzo) realizzato con pietre. Esso serviva per radunarvi il bestiame durante i temporali cosi che la mandria non si disperdesse.
In prossimità del sentiero è stato di recente realizzata una staccionata che assolve alla medesima funzione di stazzo.

La tipica mucca di questi pascoli è la «Bruna alpina originale» che è sempre stata la fonte principale di sostentamento delle comunità della nostra valle. E’ un animale rustico che si adatta facilmente all’alpeggio e che viene lasciato libero di pascolare e di cibarsi di erbe particolarmente ricche e profumate, in grado di conferire al latte qualità organolettiche di pregio.

Il percorso ora prosegue in direzione del monte Farno per concludere la passeggiata al parcheggio da dove si era partiti.